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Storia della spedizione Thornton

Agli inizi del Seicento il Granduca di Toscana Ferdinando de’ Medici (1549 – 1609) aveva in progetto la costituzione di una colonia toscana nel Sud America. Tale progetto sembrò concretizzarsi in una spedizione, guidata dal capitano Robert Thornton, che esplorò le coste dell’odierna Guyana in vista della successiva colonizzazione.

Illustrazione della Guyana dal Dell’Arcano del Mare di Robert Dudley (Doria, Biblioteca nazionale della Finlandia)

Come evidente, il piano non fu mai messo in pratica. Si trattò, comunque, dell’unico tentativo fatto da uno stato italiano per formare una colonia nelle Americhe.

Il contesto storico

Il Granducato di Toscana era all’epoca una potenza politica e sopratutto economica. Con una rete di mercanti ed un sistema di credito diffusi in tutta Europa, Firenze era all’epoca un centro finanziario di primaria importanza.

Particolarmente durante il governo di Ferdinando I de’ Medici, il Granducato di Toscana portò avanti una politica volta a garantirsi l’indipendenza dalle altre potenze e volta all’espansione, tanto economica quanto territoriale. Non a caso pochi decenni prima il padre di Ferdinando, Cosimo I de’ Medici, aveva conquistato il Ducato di Siena.

Ferdinando I de’ Medici ritratto da Scipione Pulzone (1590) (Wikimedia Commons)

Le leggi livornine

Una delle azioni più memorabili ed esemplari del governo di Ferdinando de’ Medici fu la costruzione della città di Livorno.

Livorno era all’epoca soltanto un piccolo villaggio, che contava appena 700 abitanti nel 1591. Alla morte del Granduca Ferdinando, Livorno era una città con quasi 6.000 abitanti, ed era uno dei maggiori porti d’Italia e d’Europa.

La città di Livorno fu costruita da Ferdinando de’ Medici, che aveva intenzione di farne il principale sbocco marittimo del Granducato di Toscana. Per questo, investì grandi risorse nella costruzione di un grande porto a Livorno, che fu poi ampliato dai suoi successori.

Per favorire inoltre lo sviluppo demografico della città, e per attirare mercanti da tutta Europa, promulgò nel 1591 e 1593 le leggi livornine.

Queste garantivano protezione e rifugio a chi avesse accettato di vivere a Livorno. In un periodo storico così turbolento furono in molti ad accettare l’invito. Ricordiamo per esempio i mercanti ebrei e marrani, ma anche inglesi in fuga dalle persecuzioni politiche e religiose, così come olandesi, greci e francesi.

Livorno divenne un breve tempo una città cosmopolita e multi-religiosa, nonché uno snodo mercantile di primaria importanza. Non a caso, come vedremo, furono proprio degli esuli inglesi, i fratelli Thornton, a guidare la spedizione verso le Americhe.

Il monopolio spagnolo

Le nuove rotte inaugurate dai portoghesi e dagli spagnoli avevano via via fatto perdere al Mediterraneo il suo primato economico e politico. Nel seicento, le rotte marittime più redditizie erano oramai quelle atlantiche e pacifiche.

È importante sapere che sin dai tempi del trattato di Tordesillas (1494) il mondo fuori dall’Europa era stato diviso fra, appunto, spagnoli e portoghesi. Questi due imperi gestivano, in duopolio, questi ricchissimi mercati.

Le politiche applicate dai due stati erano però molto diverse. Gli spagnoli erano più votati allo sfruttamento delle risorse, di cui erano molto gelosi. I portoghesi al contrario avevano fatto del commercio la loro grande ricchezza.

All’epoca Lisbona era affollata da mercanti provenienti da tutta Europa, fra cui i mercanti toscani. Furono proprio loro a riferire al Granduca delle grandi ricchezze e delle opportunità commerciali disponibili in Sud America.

Il Regno di Filippo II di Spagna (1598) ai tempi dell’Unione iberica (Wikimedia Commons)

La guerra di successione portoghese

Nel 1578 il sovrano portoghese Sebastiano I partecipò alla cosiddetta battaglia dei tre re, nota anche come battaglia di Alcazarquivir. Nel corso delle battaglia tutti e tre i sovrani persero la vita. Sebastiano I non lasciò eredi, e dopo la morte nel 1580 del suo successore Enrico I nacque il problema della successione al trono.

Il re di Spagna Filippo II approfittò della situazione per far valere i suoi diritti, e si fece proclamare Re di Portogallo. Nonostante l’opposizione di Francia, Inghilterra e Province Unite, che gli mossero contro, Filippo vinse la guerra di successione portoghese e governò su un impero immenso.

L’Unione iberica

L’Unione iberica, nata appunto dall’unione personale delle corone di Spagna e di Portogallo, era ora una potenza commerciale e militare straordinaria. Filippo II controllava tanto le colonie spagnole quanto le colonie portoghesi.

Questo costituì un grande problema per i fiorentini, perché la politica commerciale tipicamente spagnola si estese a quello che era l’Impero portoghese. I mercanti italiani a Lisbona persero i privilegi loro garantiti dai sovrani portoghesi, e presto furono esclusi dai commerci col Brasile.

Altri imperi coloniali (olandese, francese e britannico) iniziavano a nascere proprio agli albori del seicento, e ancora non potevano rovesciare l’impero di Filippo II.

Seppure fosse evidente che l’impero spagnolo era in rapido declino, questo restava la più grande potenza europea. Non era ancora chiaro chi avrebbe preso il suo posto.

Perché una colonia in Sud America?

Ferdinando II in realtà valutò diverse opzioni. Tentò di farsi assegnare un feudo all’interno del Regno di Napoli (dipendenza spagnola), ma non riuscì in questo intento. Un altro fallimento fu il progetto di conquistare l’isola di Cipro.

La spedizione Thornton venne progettata a seguiti di questi insuccessi. Il Sud America, in particolare la zona a nord del Brasile (l’odierna Guyana francese) era molto interessante per varie ragioni.

Il Sud America era allora considerato molto ricco. Specialmente la zona brasiliana, dove abbondava il pernambuco o pau brasil, un albero estremamente pregiato, e da cui si otteneva un colorante rosso molto prezioso. Quest’albero è peraltro il simbolo del Brasile, e si ritiene il nome del paese derivi proprio dalla pianta. Brasil potrebbe riferirsi al colore rosso brace (brasa in portoghese) della resina.

Una zona quindi ricca di legni pregiati, piante e animali esotici, e tante risorse da poter sfruttare con grandi guadagni. Inoltre, avrebbe fatto da base operativa e porto per i commerci del Granducato in Sud America, allora una delle rotte più proficue al mondo.

I portoghesi e dagli spagnoli avevano sempre evitato la zona della Guyana, anche perché troppo calda e difficile da colonizzare. Si trattava quindi di una regione non ancora esplorata, che i toscani avrebbero potuto occupare senza dover combattere altre potenze europee.

Filippo III, successore di Filippo II al trono di Spagna e Portogallo, si sarebbe potuto opporre all’operazione. Per convincerlo a lasciare carta bianca ai toscani, il Granduca aveva in programma di fornire aiuto militare agli spagnoli nelle guerre contro i turchi.

La spedizione Thornton

La spedizione Thornton salpò da Livorno l’8 settembre 1608. Si componeva di un galeone e di una più piccola tartara.

La spedizione doveva visitare le terre attorno al Rio delle Amazzoni e a nord del Brasile, alla ricerca di un’area da colonizzare. Fatto ciò, le navi sarebbero tornate in Toscana. Qui avrebbero imbarcato i coloni provenienti da Lucca e Livorno, e sarebbe quindi iniziata la colonizzazione vera e propria.

Illustrazione del fiume Orinoco dal Dell’Arcano del Mare di Robert Dudley (Doria, Biblioteca nazionale della Finlandia)

Al comando del galeone, il Santa Lucia Buonaventura, vi era Robert Thornton, un inglese rifugiatosi nel Granducato di Toscana e con un passato da corsaro. A guidare la tartara vi era invece il fratello minore, Giles Thornton.

Era inoltre presente a bordo un olandese, anche lui rifugiatosi nel Granducato, di nome Jan Van Harlen. Egli aveva una profonda conoscenza delle rotte, dei venti e dei mari, ed aveva quindi una forte competenza pratica per un viaggio di questo tipo.

Fu invece un altro inglese, Robert Dudley (1574 – 1649), a organizzare la spedizione.

Chi era Robert Dudley?

Robert Dudley nacque a Londra il 7 agosto 1574, figlio illegittimo (ma erede testamentario) del conte di Leicester. Finiti gli studi, inizi la sua esperienza come navigatore, in particolare visitando il Sud America fra il 1594 e il 1595.

Prese poi parte alla guerra anglo-spagnola col titolo di capitano, al comando della nave da guerra “Nonpareil“.

Nel 1605 lascia l’Inghilterra, dove non sarebbe più tornato, e durante il suo soggiorno in Francia si converte al cattolicesimo. Nonostante non riesca a farsi riconoscere come figlio legittimo del conte di Leicester, morto da diversi anni, utilizzerà (abusivamente) i titoli di famiglia.

Si farà pertanto conoscere come conte di Warwich e duca di Northumberland, titoli che appartenevano a suo nonno. Si rifugia nel 1606 in Toscana, al servizio del Granduca.

È in Italia che Robert Dudley, che si italianizza in Roberto Dudleo, spenderà il resto della sua vita. Come ingegnere progetta nuove navi per il Granduca, ma sopratutto lavora al nuovo porto di Livorno, e in particolare il Braccio Cosimo.

Illustrazione di una nave dal Dell’Arcano del Mare di Robert Dudley (Doria, Biblioteca nazionale della Finlandia)

Ma Robert Dudley non è soltanto un ingegnere e navigatore: è anche un cartografo di prim’ordine. Esponente di spicco della Scuola cartografica livornese, darà alle stampe nel 1646 Dell’Arcano del Mare. È un atlante marittimo dove è descritto tutto il mondo e che vanta diversi primati: è il primo atlante marittimo in stampa, nonché primo ad utilizzare la proiezione di Mercatore.

Fu lui a redarre le istruzioni per la spedizione Thornton, nonché a supervisionare tutto il progetto. Le sue carte furono fondamentali per il successo della missione.

Il viaggio in Sud America

Purtroppo dopo diversi giorni di navigazione, a causa di problemi, le due navi si persero di vista, e seguirono due tragitti completamente differenti. Il galeone guidato da Robert Thornton continuò il suo tragitto verso il Brasile, e lo raggiunse.

La spedizione guidata da Robert Thornton si concentrò allora sullo studio delle terre tra il Rio delle Amazzoni ed il fiume Orinoco.

La spedizione Thornton si concentrò sopratutto su una zona al confine tra gli attuali Brasile e Suriname.
L’attuale Guyana francese (Wikimedia Commons)

La zona che venne esplorata con particolare attenzione, e che fu ritenuta adatta per la costruzione di una colonia, corrisponde grossomodo all’attuale Guyana francese. È al nord del Brasile, e all’epoca non era ancora stata colonizzata.

Un esploratore francese, il capitano Daniel de la Touche, ne aveva mappato le coste nel 1604. Saranno proprio i francesi a provare più volte, nel seicento e settecento, a colonizzare la regione, che è tutt’oggi parte della Repubblica francese.

Al ritorno, affermarono di aver trovato in quelle terre oro, argento, legnami pregiati, ma pure cotone, balsami, pepe bianco e canne da zucchero selvatiche. Sembrava quindi una regione molto ricca, in cui valeva la pena investire.

La Guyana francese

In realtà, sappiamo che la Guyana francese è una delle zone più umide al mondo, ancora oggi coperta quasi interamente dalla foresta pluviale tropicale. Si trattava di una zona di tutt’altro che facile colonizzazione, tanto che diversi tentativi francesi e olandesi di formarvi degli insediamenti andarono a vuoto.

Come già detto, i francesi riusciranno poi a insediarsi nella regione, che comunque non si sviluppò particolarmente. Tutt’oggi, la Guyana francese, conta meno di 300.000 abitanti.

Dal 1852, per decisione di Napoleone III, si utilizzò la zona come colonia penale. Particolarmente celebre è il carcere dell’Isola del Diavolo, situato proprio al largo della costa guianese.

Il ritorno a Firenze e la fine della spedizione Thornton

Il galeone guidato da Robert Thornton tornò a Livorno il 12 luglio 1609. La nave era carica di rarità di ogni tipo. Metalli preziosi, piante rare, pappagalli e perfino cinque-sei indigeni, primi amerindi a visitare l’Italia. Purtroppo di questi tutti, meno uno, morirono presto di vaiolo.

L’ultimo sopravvissuto visse il resto della sua vita presso la corte medicea, dove imparò l’italiano e continuò a raccontare della sua terra di origine.

Ad aspettare il galeone non vi era, però, il Granduca Ferdinando. Questo era infatti morto a Firenze diversi mesi prima, il 3 febbraio 1609.

Cosimo II de’ Medici ritratto da Cristofano Allori (Wikimedia Commons)

A prendere il suo posto fu il figlio, Cosimo II de’ Medici (1590 – 1621). Nonostante la salute cagionevole, Cosimo II sarebbe stato un ottimo governante e un grande mecenate. Offrì protezione a Galileo Galilei, che in cambio gli dedicò il Sidereus Nuncius e i satelliti medicei di Giove.

Tuttavia, Cosimo II non sembrava interessato al progetto di colonizzazione delle Americhe. L’operazione non gli sembrava conveniente, e preferì non investire in una seconda spedizione Thornton, anche per concentrarsi sui commerci con il continente africano.

Non a caso, pare Cosimo II stesse studiando un progetto di colonizzazione del Sierra Leone. Anche in questo caso, comunque, non si arrivò alla nascita di una colonia toscana.

Nell’ottobre 1609 tornò nel Granducato anche la tartara guidata da Giles Thornton. Questo non aveva esplorato la Guyana, come il fratello maggiore, ma si era dedicato al commercio con gli spagnoli e alla ricerca di oro.

Fonti

Bibliografia

Sitografia

Di Davide Leone

Studente universitario, appassionato di classici e utente Manjaro Linux; ha fondato Polimathes alla fine del 2017.